La Morte e la Fanciulla
sinossi
Scheda tecnica
note di regia
Adattamento teatrale dal film “La Morte e la Fanciulla” di Roman Polanski
Sceneggiatura originale: Ariel Dorfman e Rafael Yglesias
Adattamento drammaturgico
Marcelo Guardiola e Giorgia Marchiori
con Marcelo Guardiola e Giorgia Marchiori
regia: Marcelo Guardiola
Musica: “Der Tod und das Mädchen” di Franz Schubert
Scenografia e costumi: Marcelo Guardiola
Disegno di luci e suoni: Marcelo Guardiola
Foto di stampa:Domenico Emme
Produzione:Alphaville Cineclub per il I Festival delle Scritture Cinematografiche di Roma
Sinossi:
In un non precisato paese del Sud America imperversa una tempesta che fa andare via la luce su tutta la penisola. E’ un giorno importante in quanto è stata appena nominata la commissione d’indagine sulle torture inflitte dai militari durante la loro dittatura.
Paulina Lorca, ex attivista politica torturata in quegli anni, sta attendendo con ansia il ritorno del marito, l’avvocato Gerardo Escobar, appena eletto presidente della commissione d’indagine in questione. Quest’ultimo, a causa di un guasto alla sua macchina, torna a casa accompagnato da un gentile sconosciuto che gli ha offerto un passaggio, il dottor Roberto Miranda. Per contraccambiare il favore ma soprattutto a causa del maltempo, l’avvocato invita gentilmente il dottore a pernottare casa sua.
Paulina crede di riconoscere nella voce dello straniero quella del medico-torturatore che l’aveva stuprata 15 anni prima; mentre il marito dorme, sequestra il presunto accusato e decide di processarlo.
Sulle note della “Morte e la Fanciulla” di Schubert si snoda il gioco a tre della ricerca della verità.
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Scheda tecnica:
Lo spettacolo ha la durata di un’ora e 20 minuti circa.
Materiale scenografico:
- sei colonne di 3 m. di altezza x 12 cm di diametro
- un tavolo
- due divani
- un tavolino
- oggetti vari;
conseguentemente lo spettacolo necessita di uno spazio scenico di almeno 8 m x 8 m;
Illuminazione:
- tre fari pich di 500 w.
- due fari da 150 w.
Il tecnico luci e suoni viene fornito da noi.
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Note di regia:
Quando inizio un’investigazione devo decidere due elementi fondamentali che
mi condurranno in tutto il processo creativo:
1) Il tema che intendo raccontare, che in questo caso preesisteva ed era l’adattamento teatrale del film “La Morte e la Fanciulla” di Polanski.
2) Le norme che devo rispettare per ottenere una coerenza estetica tra gli elementi che costituiscono lo spettacolo.
La prima norma fu la creazione di una gerarchia sociale all’interno del gruppo di lavoro: la monarchia democratica. “Democratica” perché tutti i membri del gruppo hanno il diritto di opinare sul lavoro e di farsi ascoltare; “monarchia” perché la decisione ultima spetta al regista.
La seconda fu la scenografia: linee rette e il tutto in assoluto bianco, come se le linee fossero quelle che traccia un disegnatore per ordinare lo spazio sulla carta.
La situazione è evidenziare la differenza tra il cinema ed il teatro. Si tratta di allontanarsi dal naturalismo che esiste nel testo, che si è rispettato e deciso di lasciare come unico vincolo di senso di realtà convenzionalmente intesa, e di creare un impatto prodotto dalla relazione tra la realtà della suggestione e la realtà concreta, ossia una finzione visiva totalmente evidente e una realtà immaginaria prodotta dai sentimenti fisici, creando così una relazione tra intelletto ed emozioni, tra la forma e l’immagine.
La terza fu l’illuminazione. Come già nei miei ultimi lavori, proseguo con il concetto di illuminazione che chiamo Luce scenografica in quanto la priorità sta non nell’oggetto ma nella luce che lo illumina.
L’opera, nella sua quasi totalità, si sviluppa nell’oscurità (requisito imposto dal testo di azione della drammaturgia). La luce protagonista è costituita da una torcia che nello stesso tempo funge da elemento di tortura, illuminando i personaggi solo nei momenti di disperazione o nel percorso che li conduce ad essi, e gli oggetti, solo quando il personaggio raggiunge uno di questi. Il resto dell’illuminazione è costituita da fari, disposti in diverse posizioni a livello terra, che per brevi momenti creano e/o modificano spazi.
La quarta è il suono: l’idea è di rappresentare non il suono bensì la sensazione che questo crea nella persona. In concreto si tratta di arrivare a creare, attraverso un suono di finzione, la sensazione psicofisica che produce il ricordo del fatto; per esempio il suono di una tormenta viene interpretato con le percussioni di una batteria, cosa che risveglia la sensazione che si prova quando ci si trova in una tormenta.
Ritorno poi alla funzione del rumorista che produce i suoni dalla cabina di regia, denunciando completamente la convenzione teatrale nel senso che i suoni non vengono dal palcoscenico bensì dalla platea.
La quinta e ultima sono i costumi, tutti in bianco per i tre personaggi, in menzione all’imparzialità nella ricerca della verità.
Marcelo Guardiola